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lunedì 8 febbraio 2010

Il concerto: recensione.

Il titolo di oggi è già pomposo e pretenzioso quanto basta, ma, dato che mi portano al cinema di rado, l'occasione di ieri è stata così piacevole e divertente che non posso fare a meno di fare un cenno al riguardo. Il film di Radu Mihaileanu, regista anche di Train de vie, non poteve certo deludere e men che meno deludermi, dato lo stile narrativo che mi è particolarmente congeniale. Un racconto semplice quello de Il concerto, fondato su un topos classico, quello della sostituzione e dell'inganno, raccontato in maniera lieve ed aiutato da un montaggio indovinato che riesce ad equilibrare ed a sostenere la storia anche nei rari momenti di perdita di tensione. In breve, alla fine degli anni ottanta, il grande direttore d'orchestra del Bolshoi di Mosca, Filippov, viene destituito ed umiliato perchè si rifiuta di aderire alle imposizioni antisemite del regime e costretto a trascorrere i successivi trenta anni come uomo delle pulizie del teatro stesso. Un giorno intercetta casualmente un fax di invito, per l'orchestra del Bolshoi, da parte di un teatro di Parigi per tenere un concerto. Così comincia questa improbabile sostituzione, con l'affannosa ricerca dei vecchi componenti dell'orchestra finiti in un girone di vite miserabili, per sostituirsi agli attuali musicisti. Lo scombinato gruppo riesce ad arrivare a Parigi, dove, complice la più classica delle agnizioni, si svolgerà l'apoteosi del concerto di Tchaikovsky, ragione di vita dei vari personaggi. Il film è certamente elegante e carico di emozione nel suo svolgersi ed è particolarmente godibile, per chi come me ha frequentato la Russia di quegli anni e che potrà ritrovare con impressionante vividità e precisione, personaggi, situazioni, particolari che appaiono come macchiette, magari un po' forzate ed invece, vi assicuro, avevano un riscontro con la realtà preciso e reale. L'antisemitismo sovietico, molto presente nella società russa, la descrizione del Nuovo Russo, personaggio delle infinite barzellette, ma riscontrabile continuamente in molti ambienti, il vecchio membro del partito, ex-KGB, il colore dei diversi personaggi e delle loro vite disperate eppure, in un certo senso serene, la vodka, presenza ineludibile e costitutiva dell'intero paese, i matrimoni che, invariabilmente finiscono con la sposa ubriaca e le bottigliate in testa, anche il gruppetto di nostalgici prezzolati in Ploshad Revoluzij, alla domenica mattina, che ho fotografato anch'io, tutto apparentemente esagerato ed invece incredibilmente vero. Una serie di situazioni tragiche e divertenti che vi condurranno al gran finale con struggente divertimento. Fossi in voi andrei a vederlo, ve lo consiglio caldamente. Vi aggiungo, per stuzzicarvi, il trailer visibile su Youtube.