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martedì 27 ottobre 2009

Fegato di merluzzo a colazione.

Ed eccoci di nuovo sul treno del sud. Anzi, adesso stiamo scendendo dai larghi predellini nella fumosa stazione di Cherckiesk, trascinando tutte le nostre masserizie con l'aiuto di Andrej che si prodiga a farci evitare l'intervento di interessati facchini (per meglio seguire i dettagli del viaggio, secondo suggerimento troverete in fondo una specie di mappa). Era un biondino giovane, Andrej, o perlomeno che sembrava giovane, con l'occhio furbetto di chi ha capito che in un mondo che sta cambiando devi salire sul treno giusto. Caricammo tutto su un pulmino cadente che ci portò subito all'unica struttura ospitativa della città: la gastiniza Kimik, un basso residuato di architettura sovietica di periferia, di proprietà del complesso Kimik appunto. Era usuale a quei tempi in cui in effetti gli alberghi non servivano se non ad ospitare incaricati delle varie organizzazioni, comandati a svolgere una attivività fuori sede, la kommandirovka, di avere delle strutture dove ospitarli. Una bionda e stanca addetta al bancone (erano solo le otto di mattina) emerse da un retro dove ronfava alacremente e stropicciatasi gli occhi azzurri e controllati i documenti, la mia camera (liux) passò di colpo da un dollaro a 35 dollari, essendo io straniero. Per bilanciare, Zhenja si accontentò della camera standardna a mezzo dollaro. Doccia calda per togliere le incrostazioni delle due notti in treno e poi, via decisi verso la colazione, in un club aperto appositamente per la nostra bisogna. Pare che nell'immaginario russo, l'occidentale mangi come un lupo feroce, per cui avemmo fegato di merluzzo con uova, filetto al coriandolo, una insalata, una scodelletta di smietana e gelato. Spendemmo l'equivalente della pensione della mamma di Zhenja che, stravolto dal fatto, svuotò tutti i piatti con una avidità atavica e l'occhio stranito. Quindi si parte per il primo dei molti incontri che Andrej ci aveva preparato. Era una fabbrichetta di maglie che necessitava di ammodernare alcune macchine. Il proprietario ci ricevette con grande entusiasmo. Era un sosia perfetto dei Bresniev nelle dimensioni, negli occhi sporgenti e soprattutto nelle cespugliose sopraccilia, con una tremenda tendenza ad abbracciarti strettamente con finale di classico bacio sulla bocca. Impreparato all'evento ci cascai facendo comunque buon viso a cattivo gioco. Quanti personaggi come questo avrei conosciuto negli anni a venire. Tutti maggiorenti del partito, apparatcniky con cariche più o meno importanti che avevano fiutato l'aria del cambiamento e adesso che spirava il vento della privatisazija si apprestavano a diventare proprietari di tutto, passando da un potere provvisorio alla possibilità, in un mercato quasi selvaggio, di vedere il vero colore dei soldi, quelli veri e verdi, i dollari, quelli con cui si sarebbe potuto fare tutto, questa era la vera libertà. Intanto questo tipo aveva fondato anche una banca, mettendo insieme alcuni amici, con cui si proponeva di entrare nel giro grosso. Non era molto difficile in quel momento avere di queste iniziative e credo che i pochi scogli venissere risolti con metodi alquanto spicci. Comunque, come di tradizione, voleva che ci fermassimo a pranzo, ma avendo già un altro programma, rimandammo per la cena. Non si poteva rifiutare saremmo andati alle otto nella nuova villa del fratello che per l'occasione, il giorno prima aveva proprio per noi ammazzato il montone. Impossibile rifiutare la tradizionale ospitalità caucasica.



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